
“Cominciò dopo la guerra – ha raccontato – tornavamo indietro dall’Asmara, dove eravamo sfollati e mio padre ci portò ad Addis Abeba. Nel giardino della grande villa in cui andammo vidi per la prima volta un campo da tennis. Avevo nove anni. Il tennis mi folgorò subito. È un gioco bellissimo in cui si uniscono la forza, la tecnica, l’intelligenza e il coraggio”.
“Giocai con culotte e sottoveste rosa quando ancora si usavano gonne lunghe sino alle ginocchia. Affrontavo la spagnola Pepa de Riba sul campo n.4, mi girai e mi ritrovai i fotografi sotto il sedere. Persi e uscii piangendo. Il giorno dopo ero su tutti i giornali” per quei completi che oggi fanno bella mostra al Victoria Albert Museum di Londra. “Mio padre si infuriò e mi vietò di giocare ancora”Lea Pericoli
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